12/2/2025
5 min

Multitasking: perché non funziona (e come usare meglio il cervello)

Multitasking: perché non funziona (e come usare meglio il cervello)

Fare tutto insieme: scorciatoia o trappola?

Siamo convinti che gestire più cose contemporaneamente ci renda più produttivi.

Ma le neuroscienze sono chiare: il multitasking è un inganno.

Non moltiplica il tempo, lo spreca. Non ci rende brillanti, ma frammentati.

E il prezzo lo paga proprio chi lavora con le idee, la strategia e la comunicazione.

In questo articolo esploriamo cosa accade nel cervello quando proviamo a fare “tutto e subito”, perché questo riduce la qualità del lavoro (e della vita) e come usare questa consapevolezza per migliorare focus, produttività e user experience.

Il mito del multitasking

La maggior parte di noi crede di poter gestire più attività contemporaneamente: rispondere a un’email mentre ascolta un collega, scorrere notifiche mentre compila un report.

Ma il cervello non è un elaboratore parallelo: funziona come un processore seriale.

Quando facciamo “multitasking”, in realtà spostiamo l’attenzione da un compito all’altro, pagando un prezzo nascosto: si chiama Cognitive Switching Penalty.

Secondo uno studio di Rubinstein, Meyer & Evans, 2001, il passaggio tra attività complesse può ridurre la produttività fino al 40%.

E più è difficile il compito, maggiore è il costo in termini di fatica mentale.

Cosa succede nel cervello

Ogni cambio di focus richiede energia: la corteccia prefrontale deve “resettare” contesto, obiettivi, regole.

Nel frattempo, la memoria di lavoro si sovraccarica, rallentando l’elaborazione delle informazioni.

In situazioni di multitasking cronico, aumentano i livelli di cortisolo: l’ormone dello stress.

Risultato? Più distrazioni, meno lucidità e, sul lungo periodo, più rischio di burnout.

E il mito di essere “nati multitasking”?

Studi di Watson & Strayer 2010 dimostrano che solo il 2% delle persone è un vero “supertasker”, capace di mantenere alte performance su compiti simultanei.

Il restante 98% si autoinganna, confondendo velocità con efficacia.

Multitasking e marketing: una sfida doppia

Per chi lavora in comunicazione, design o strategia, il multitasking è un nemico sottovalutato.

Saltare da una notifica all’altra, rispondere a messaggi mentre si crea una campagna, frammenta l’attenzione creativa.

Non solo: anche i consumatori sono multitasking.

Uno studio https://www.saraborsi.com/blog/multitasking-siamo-veramente-in-grado-di-fare-piu-cose-contemporaneamente parla di Second Screen Phenomenon: oltre il 70% delle persone usa un secondo dispositivo mentre guarda la TV.

Per i brand significa competere per una soglia di attenzione già fragile.

Come lavorare (e comunicare) meglio

Per te professionista:

  • Blocca finestre di lavoro senza interruzioni (tecnica Pomodoro o Deep Work)
  • Disattiva notifiche non urgenti
  • Affronta prima i compiti cognitivamente più complessi

Per i tuoi utenti:

  • Semplifica messaggi e interfacce: meno frizione, più focus
  • Crea contenuti lineari e visivi, facili da fruire anche in contesti dispersivi
  • Coinvolgi con esperienze multisensoriali che catturano l’attenzione in modo naturale

Conclusione

Il multitasking è una bugia rassicurante: fare più cose non significa farle meglio.

Allenare la concentrazione, invece, è un superpotere per professionisti e brand.

E tu? Riesci a ritagliarti spazi di vero focus o sei ancora schiavo del multitasking?

Il mito del multitasking e la realtà cognitiva

Solo il 2% della popolazione possiede una reale capacità di multitasking, nota come super-tasking  Per il restante 98%, il cervello umano non funziona come un elaboratore parallelo, ma come un processore seriale. In altre parole, quando pensiamo di eseguire più attività contemporaneamente, in realtà stiamo semplicemente spostando rapidamente l’attenzione da un compito all’altro, con un impatto significativo sulle prestazioni cognitive.

Le implicazioni psicologiche e neuroscientifiche del multitasking

  • Cognitive Switching Penalty: Ogni volta che passiamo da un’attività all’altra, il cervello deve “resettare” il contesto e riorganizzare le informazioni, consumando risorse cognitive extra. Questo fenomeno riduce la produttività fino al 40% ().
  • Multitasking e sicurezza: Uno studio del National Safety Council ha rilevato che parlare al telefono mentre si guida (anche in vivavoce) aumenta il rischio di incidenti fino a quattro volte, poiché l’elaborazione visiva e cognitiva risultano compromesse.
  • Riduzione della memoria di lavoro: Il multitasking sovraccarica la memoria di lavoro, riducendo la capacità di trattenere informazioni a breve termine e compromettendo l’apprendimento (Ecker et al., 2010).
  • Stress e cortisolo: Il continuo passaggio da un’attività all’altra porta a un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress, rendendoci più irritabili e meno resilienti.

Multitasking nell’era digitale

Il fenomeno del Second Screen

Secondo ), oltre il 70% delle persone utilizza un secondo dispositivo (smartphone o tablet) mentre guarda la TV. Questo fenomeno, noto come second screen, viene sfruttato dai brand per creare esperienze pubblicitarie sincronizzate che spingono gli utenti a interagire sui social o a fare acquisti online mentre guardano un programma televisivo.

Notifiche e gamification

Le notifiche push e le app che integrano elementi di gamification si inseriscono perfettamente nei nostri momenti di multitasking. Questi strumenti attivano il sistema di ricompensa del cervello (nucleus accumbens), inducendoci a passare rapidamente da un compito all’altro per non perdere l’opportunità di ottenere una “ricompensa”. Tuttavia, questa continua interruzione riduce la capacità di concentrazione e incrementa la fatica mentale.

La soluzione: il single-tasking

L’alternativa più efficace al multitasking è il single-tasking, ovvero concentrarsi su un compito alla volta per massimizzare l’efficienza e ridurre lo stress cognitivo.

Strategie per migliorare la concentrazione:

  • Prioritizzare un compito alla volta: Evitare di suddividere l’attenzione su più attività contemporaneamente.
  • Ridurre le distrazioni: Disattivare notifiche non essenziali e creare un ambiente di lavoro privo di interruzioni.
  • Fare pause regolari: Il cervello lavora meglio con pause brevi e programmate, come suggerisce la tecnica del Pomodoro.
  • Allenare la concentrazione: Attività come la meditazione e la lettura aiutano a migliorare la capacità di focalizzarsi su un compito per periodi prolungati.

Conclusione

Il mito del multitasking è ormai sfatato dalle neuroscienze: non siamo progettati per gestire più compiti contemporaneamente senza perdere in efficienza e qualità del lavoro. L’adozione di strategie di single-tasking può migliorare non solo la produttività, ma anche il nostro benessere mentale.

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